«Eccomi, sono la serva del Signore,
avvenga per me secondo la tua parola»

* di Laurance Godin-Tremblay, studentessa di dottorato in Filosofia

 

Con i giovani della Pastorale Universitaria di Firenze, il 26 e il 27 gennaio ho partecipato alla veglia organizzata a Loppiano da alcune diocesi toscane, in contemporanea alla veglia della Giornata mondiale della gioventù a Panama. Il leitmotiv di questo evento prendeva spunto da un versetto del Vangelo secondo Lucaquello in cui Maria dice “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga per me secondo la tua parola”. Proverò in questa breve riflessione a rileggere la mia esperienza a Loppiano, alla luce di questa frase di Maria. In che senso questi due giorni Loppiano sono stati capaci di illustrare il desiderio che portano i giovanime inclusa, di seguire la parola del Signore? Che cosa ho imparato durante questa esperienza sulla volontà di Dio per i giovani, in modo particolare per me?

Non posso parlare per tutti. Ma, certo, questi due giorni sono stati per me il modo di lasciarmi condurre da Dio, piuttosto che seguire la mia volontà. Ho 25 anni, sono canadese e ho iniziato il mio anno di studio a Firenze, nell’ambito del mio dottorato in filosofia. Non sono venuta in Italia per andare a Loppiano guardare la veglia della GMG a Panama. Non sono neanche venuta per la chiesa italiana o per la Pastorale Universitaria. Per dire la verità, quando ho deciso di venire a studiare in Italia, non era neanche per fare la volontà di Dio. Piuttosto era per fare la mia: sono venuta per il mio prestigio e per la mia carriera. Ma, arrivando in Italia, verso settembre, Dio mi ha chiamato con grande intensitàE ho capito che quello che mi proponeva era più grande dei miei piccoli sogni. E quando capiamo che Dio ci conosce meglio di quanto noi ci conosciamo, che sa meglio di noi stessi dove sia il nostro bene, allora accettiamo che tutto avvenga secondo la Sua parola. Capiamo che una vita condotta secondo la sapienza mondana piuttosto che seguendo la sapienza di Dio non vale la pena d’essere vissuta. “Il tuo amore vale più della vita”, dice il Salmista. Infatti, l’amore di Dio vale più della piccola vita che cercavo, della mia piccola ricerca di gloria. È con questa convinzione che ho accettato di andare a Loppiano, senza sapere veramente che cosa sarebbe accaduto

Che cosa ho imparato  sulla volontà di Dio? Questi giorni a Loppiano mi hanno permesso di capire meglio che seguire la parola di Dio implica necessariamente l’ascolto degli altri. In altre parole, ho capito meglio in che senso non siamo chiamati da soli: perché per capire il fine a cui Dio ci conduce, abbiamo bisogno dei nostri fratelli e delle nostre sorelle. Certo, tutto questo è ancora un mistero per me: perché la mia fede dovrebbe passare attraverso gli altri? Forse mi serve per imparare l’amore e l’umiltà. Tanti giovani, tante persone, attraverso il mondo sono chiamati. È necessario vedere, è necessario capire che per fare la volontà di Dio, abbiamo bisogno degli altri, anche di coloro che ci sembrano, alla luce della nostra piccola sapienza umana, inutili, strani, differenti. Veramente, bisogna capire che la Chiesa è un corpo solo. Certo, non tutto in questi due giorni è piaciuto alla mia sensibilità. Non mi piace gridare, cantare, danzare, ecc. Ma che bello vedere altri giovani cercare Gesù! E che bello capire che Dio ci chiama tutti! Non ne dobbiamo dubitare. Non dobbiamo pensare che siamo troppo piccoli per Dio. Una cosa mi ha colpito nel discorso del Papa e soprattutto nell’omelia del vescovo con cui abbiamo celebrato la messa della domenica a Loppianohanno insistito sulla nostra debolezza, e, nello stesso momento, sulla nostra grandezza. Sembra paradossale, quasi contraddittorio: perché dovremmo dire che siamo deboli e, poi, che siamo forti? In realtà, non è tanto paradossale e non è contraddittorio. “Quando sono debole, è allora che sono forte”, dice san Paolo. Infatti, il Signore può fare grandi cose per noi; basta soltanto riconoscere che siamo deboli e che abbiamo bisogno di Lui. Ero molto orgogliosa quando sono arrivata in Italia. Avevo successo nei miei studi e mritenevo molto intelligente. Ma “dai diamanti, non nasce niente, come dice la canzone del grande cantautore italiano Fabrizio De Andrè. In Italia, il Signore mi ha fatto vedere le mie debolezze. “Ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore”, canta Maria. Così anche io sono diventata più piccola.  E “dal letame nascono i fior.” Per vivere la vita vera e grande, bisogna soltanto, come Maria, capire che siamo deboli e poveri. Bisogna soltanto gridare verso Dio, per chiedere il suo aiutoAllora, Lui compirà meraviglie per noi. Farà nascere i fiori dal nostro letame.

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