«Riscoprire la bellezza del ritiro spirituale»

* di Alessio Abati, studente in “Scienze Umanistiche per la Comunicazione”

 

Sono sempre esperienze particolari i ritiri spirituali. Quello di domenica 2 dicembre, organizzato dalla Pastorale Universitaria di Firenze, presso la chiesa di San Bartolomeo a Monte Oliveto è stato profondo, intenso, bellissimo. Sicuramente grazie ai “ritmi” organizzati alla perfezione: ci ha accolto un simpatico custode, Andrea, molto fiero del tesoro che custodisce, illustrandoci alcune meraviglie del Manierismo (Giotto, Sodoma, Leonardo,…) che hanno contribuito a rendere la chiesa patrimonio dell’Unesco. Menzione speciale per l’”Annunciazione” di Leonardo da Vinci: il genio fiorentino, appena 18enne, stava eseguendo degli esperimenti sul volo nelle zone limitrofe alla chiesa (la zona lo permette, tra l’altro la vista su Firenze è sublime) e nelle pause fra un esperimento e l’altro era solito mettersi nella sala dove abbiamo trascorso la giornata (la sagrestia) a dipingere una delle sue opere più famose. In quella sala oggi c’è una copia, ma sopra di essa ci sono i 4 chiodi che sorressero, per 4 secoli, l’opera originale, fino a quando a metà ‘800 non venne portata agli Uffizi. Da notare la spiegazione del buon custode su una curiosità molto interessante: l’opera di Leonardo è stata criticata per l’errata prospettiva; effettivamente guardandola “da davanti” le proporzioni non sono corrette, ma figuriamoci se Leonardo commise un tale errore: ha concepito il dipinto per i monaci che entravano nella sagrestia, entrando non lo vedi “da davanti”, ma in obliquo e manco a dirsi, le proporzioni, da lì, sono perfette, perché come ha specificato il custode: “per me, per voi è un quadro, per i monaci era una preghiera”.

Don Thomaz, dopo una riflessione sul tempo dell’avvento che deve essere vissuto come attesa del Natale in cui Dio si fa uomo per amore, ci ha fatto cercare dei passi inerenti al fatto che “Dio ci ama” nella Bibbia. Indovinate un po’? Non l’avevo portata! Non avevo letto la mail e così me l’ha prestata don Thomaz, dicendomi, con un gran sorriso: “per te il compito sarà più facile”.
Non conosco molto la Bibbia, mi sono messo a cercare, ma non ho trovato niente, poi ho capito le parole del don notando all’inizio una legenda dove in rosso era segnato “Dio ti ama. Oggi”.
Sono andato a cercare i versetti sottolineati in rosso e ho notato che non erano frasi ”scontate” e “banali” sul fatto che Dio ci ama, erano esperienze dell’amore di Dio, erano immagini (o volendo erano video) che mi mostravano, mi rappresentavano l’amore di Dio. E’ come quando guardi un film con una morale, una frase che lo riassume, se leggessi semplicemente la frase, per quanto bella e stimolante possa essere, la cosa non ti entra dentro, non ne fai esperienza, non ti “commuovi”, nel senso di “muoversi insieme” (com-muovere, muoversi con); leggendo quei versetti mi sono commosso verso l’amore di Dio.

Dopo la ricerca abbiamo fatto una vera e propria esperienza conviviale piuttosto suggestiva, complice sicuramente una lasagna squisita che ha accompagnato discorsi su tematiche sociali, culturali e spirituali anche abbastanza forti: castità, matrimonio; social network… Il tutto discusso in maniera molto stimolante con serenità, semplicità e curiosità.

Nel primo pomeriggio abbiamo condiviso la ricerca personale sui passi della Bibbia; personalmente ho molto apprezzato il “far cercare qualcosa a noi”, il renderci in questo senso attivi, che come ha specificato don Thomas è un invito a “diventare grandi, autonomi e indipendenti”: abbiamo tutti una Bibbia a casa (o sicuramente nello smartphone), perché non leggerla? Perché non ricercare per conto nostro?

Poi c’è stato il “deserto”, il momento che aspettavo da quando avevo messo piede nel giardino della chiesa: camminare, guardare, odorare, osservare, riflettere, scrivere ecc. in piena libertà con una vista mozzafiato su Firenze; esperienza a dir poco suggestiva fra i cipressi originali che Leonardo ha inserito nell’”Annunciazione” e don Francesco e don Thomaz disponibili a confessare o parlare con chiunque volesse.

Al rientro in sagrestia ci attendevano 4 thermos di bevande ancora calde (thé, tisana alla frutta e infuso limone e zenzero) premurosamente preparati da padre Giuliano e accompagnati da biscotti, cioccolata alla nocciola e pavesini cocco e nutella per fare merenda.
Nel momento finale del ritiro ognuno poteva condividere quello che voleva, inerente (o meno) il tema su cui ci era stato chiesto di riflettere durante il “deserto”: il Prologo del Vangelo di Giovanni, in particolare i versetti 11 e 12: “[11]Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto. [12]A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome,”. Credo che “ma i suoi non lo hanno accolto” sia riferito alla persecuzione e alla Crocifissione che ha subito Gesù, ma mi sono chiesto: io lo sto accogliendo? Come si accoglie il Signore? Mia mamma va alla messa e dice il rosario tutti i giorni, io non ci riesco, ma non mi ritengo un “cattivo cristiano”, come vuoi Signore che io ti accolga? Cosa vuoi che faccia per glorificarti?

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