«L’università, luogo di annuncio cristiano: giovani toscani al convegno nazionale di pastorale universitaria»
* di Martina, studentessa di dottorato in Ingegneria Industriale
«Dio, se permettete, è ormai un’idea obsoleta. Uno studente fuorisede ha troppo a cui pensare: gli esami, il colloquio, il tirocinio, l’affitto. Troppo per cui lottare per preoccuparsi di Dio. Perché se una cosa l’abbiamo imparata è che siamo soli e che tutto ciò che sarà di noi domani dipenderà da ciò che faremo oggi». È la lettera di Nicola, 25 anni, studente in «Antropologia e Storia del Mondo Contemporaneo», pubblicata lo scorso febbraio su La Repubblica, ad aprire i lavori del Convegno Nazionale di Pastorale Universitaria, tenutosi a Brescia il 7-8 marzo, presso il Centro pastorale «Paolo VI». «Camminava con loro e spiegava le Scritture. Dopo il Sinodo, sulla via di Emmaus»: questo il titolo dell’appuntamento che ha riunito oltre un centinaio di persone impegnate attivamente nella Pastorale Universitaria italiana. Anche per le Diocesi di Firenze e di Siena hanno partecipato i responsabili e collaboratori dei rispettivi Uffici diocesani, insieme ad alcuni studenti che frequentano le varie attività.
«Il rinnovamento della Chiesa e la possibilità di comunicare con i giovani sono strettamente legati. E solo grazie ai giovani che si rinnova davvero” -ha sottolineato padre Salvatore Currò, teologo e collaboratore del Segretario speciale del Sinodo dei vescovi sui giovani, durante la sua relazione iniziale. «Il rinnovamento della Chiesa si fa con i giovani». Interessante anche l’intervento di don Giuliano Zanchi, teologo e segretario generale della Fondazione Bernareggi di Bergamo, che ha affermato come «il distacco dei giovani dalla Chiesa rappresenti la più grande profezia». Ha poi sottolineato l’importanza e la necessità di avviare «un lavoro più profondo, in cui la testimonianza cristiana deve intercettare le domande della nuova cultura».
I due giorni di convegno sono statati poi scanditi da laboratori sui temi di pastorale universitaria e una tavola rotonda, a cui ha partecipato anche mons. Stefano Russo, segretario generale della CEI. Oggi «la Chiesa e l’Università italiana desiderano essere insieme attori e alleati»: così Russo ha ricordato lo spirito con cui è stato elaborato il «Manifesto» comune tra CEI e CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane), lanciato proprio un anno fa al termine dello scorso Convegno Nazionale di Pastorale Universitaria, «ormai in dirittura di arrivo e che troverà presto ufficialità e diffusione».
«Il Convegno è un’occasione preziosa di confronto e di incontro con esperienze diverse, realtà nuove, che sicuramente arricchiscono il nostro piccolo mondo fiorentino», commenta padre Giuliano Riccadonna, responsabile della Pastorale Universitaria di Firenze. «Questo ci stimola e ci spinge a chiederci che cosa possiamo fare, noi, come pastorale, all’interno di questo mondo, sempre in evoluzione».
«La cosa più importante è, nei nostri ambienti, educare a stare negli altri ambienti» – ci incoraggia don Luca Peyron, responsabile della Pastorale Universitaria di Torino. «Cioè noi rischiamo di essere autoreferenziali rispetto ai percorsi di formazione che facciamo. Ma un giovane, che all’interno dell’università vive praticamente tutta la giornata, la prima cosa che dovrebbe fare è preoccuparsi non soltanto di quello che studia – che è giusto – ma anche che senso abbia la sua fede per quelli che ha attorno». Parole spronanti, che ci aiutano a comprendere il nostro vivere l’università. «Devo capire – continua Peyron- che quel Cristo che mi è stato donato è perché io, a mia volta, lo doni. E se il luogo che sto vivendo è l’università, quello è il luogo in cui donarlo. Se impari a farlo, lo farai per tutta la vita, qualunque sia il tuo lavoro».
L’invito per noi, giovani universitari, è quello di continuare a lavorare sulla testimonianza cristiana per diventare soggetto – e non solo oggetto – della nuova evangelizzazione.
** articolo pubblicato presso il settimanale Toscana Oggi del 17/03/2019. Per visualizzarlo, clicca qui.