Bibbia e computer: il ritiro spirituale degli universitari adesso si fa così

 

«Una domenica che sa di casa, che sa di famiglia, ma soprattutto che profuma di qualcosa di diverso dal solito: in questa domenica sono stata invitata a partecipare a una videochiamata, e non ad una qualunque, come tutte quelle che da due settimane a questa parte stanno caratterizzando la mia quarantena! Questa sapeva di meditazione, di silenzio, di ascolto, di preghiera… Un vero e proprio ritiro quaresimale anche se in forma digitale! Forte, vero?» Ileana, 22 anni, studentessa in Sviluppo economico e cooperazione internazionale, commenta a caldo l’atteso appuntamento del ritiro di Pasqua organizzato dalla pastorale universitaria di Firenze, che si è tenuto domenica 29 marzo. Nonostante l’impossibilità di riunirsi fisicamente, siamo stati guidati da due video- meditazioni, preparate da fr. Carlo e suor Ilaria della Fraternità Monastica di Gerusalemme di Firenze, che ognuno ha ascoltato nella propria casa, per poi, nel pomeriggio, condividere insieme la preghiera personale vissuta attraverso una video- chat.

«Inizialmente avevo timore di vivere questo ritiro da sola. Una distanza fisica che si è trasformata in una vicinanza emotiva. La mancanza di un canale di comunicazione diretto non ci ha impedito di comprendere, condividere e accogliere le parole dell’altro» commenta Stefania, 28 anni, studentessa in Servizio sociale. «Non è stato facile meditare a casa. Come se, paradossalmente, avere molto tempo a disposizione ostacoli la concentrazione. Mi ha molto aiutato trovare un luogo della mia casa dedicato all’ascolto della Parola. Ed è proprio facendomi delle domande sull’ascolto che ho iniziato la mia meditazione e  la mia preghiera».

Il filo conduttore del ritiro è stato «apPASSIonati verso Gerusalemme»: un cammino con Gesù verso Gerusalemme, per approfondire la propria vocazione e dirigere i propri passi verso la Pasqua del Signore. Stefania prosegue: «Fra Carlo ci ha spiegato che essere umili ascoltatori e farci disponibili alla Parola di Dio ci fa scoprire la nostra chiamata in cui nulla avviene per caso, ma tutto è parte del suo disegno di amore. Mi sono chiesta se, quando Lui mi parla, mi trova disponibile ad accoglierlo. Ho chiesto a Lui, nella preghiera, di donarmi un cuore aperto alla volontà del Padre.»

Luca, 21 anni, studente alla Facoltà teologica e seminarista, commenta: «è stata l’occasione in cui ho (ri) scoperto che non posso seguire da solo Gesù e non lo posso fare senza qualcuno che, precedendomi, mi sia maestro e guida, anche solo in un video. Da solo mi perdo, finendo per ’rinchiudere’ Dio nella mia vita, nelle cose che faccio, senza lasciarlo libero di parlarmi come vuole e quando vuole. ApPASSIonati verso Gerusalemme è stato come fare la stessa camminata di Papa Francesco sotto la pioggia, che mi ha permesso di capire che c’è qualcuno davanti a me e accanto a me che mi aspetta, che cammina con me attendendo la fine della pioggia, ben sapendo che finirà. È stato un rimettere al centro i miei limiti e le mie speranze.»

Con il suo sorriso, Luca poi continua: «è stato un rimettersi in carreggiata in questo particolare cammino quaresimale, in cui non sono chiamato a fare chissà cosa contando sulle mie forze, ma gesti e parole semplici e d’amore, scommettendo tutto su Gesù presente.»

«Dopo tre settimane di permanenza domestica, obbligata quanto necessaria date le circostanze, verrebbe da dire “Più ritiro di così…”» sono le parole di Paolo, 31 anni, dottorando in Scienze giuridiche. «Eppure, l’esperienza della solitudine, di per sé, non esaurisce la dimensione del ritiro, non appaga le esigenze di quella ’cella interiore’ che – ci suggeriscono fratel Carlo, suor Ilaria e suor Annalise – è spazio essenziale ma curato, indispensabile all’incontro profondo (poiché vero) con l’Altro». Prosegue: «E se la domanda commovente di Gesù “Ma voi, chi dite che io sia?” è rivolta a ciascuno di noi e richiede una risposta personale nel dialogo cuore a cuore con Lui, non può e non vuol essere esclusa la dimensione comunitaria, di condivisione, di convivio: casa di Betania con le porte ben aperte, in cui stare insieme alla sua presenza; tempo opportuno per versare ’in perdita’, davanti a tutti, i nostri olii preziosi sul suo capo; luogo opportuno per lasciargli spazzar via, con il suo Amore versato senza alcuna misura, le nostre meschine ’analisi costi- benefici’». Conclude poi Paolo: «Domenica siamo stati Chiesa in ritiro con Lui non tanto grazie ai mezzi telematici (che comunque aiutano, e molto!), ma grazie al suo Amore che abbraccia l’esperienza personale e quella comunitaria, la contemplazione e l’azione, la razionalità e lo slancio profetico».

Una giornata di ritiro, che ci ha permesso di entrare nella nostra interiorità, di camminare insieme a Gesù. Un tempo prezioso per scoprire il nostro limite, per costruire il nostro mondo interiore, per vivere una Chiesa pur restando fermi, nelle proprie case. Come dice Ileana: «Ecco, anche attraverso uno schermo, ho potuto ri-incontrare volti amici e conoscerne dei nuovi, dare un profumo diverso alla mia Betania, alla mia casa, in questa domenica che mi avvicina alla Pasqua del Signore, alla Resurrezione, al mio amico Gesù!»

 

* Articolo pubblicato su Toscana Oggi del 5 aprile 2020 (file pdf)

Lascia un commento